Daily Media 27 Settembre 2018
Si è appena conclusa la Milano Fashion Week, settimana dedicata alla moda in cui il capoluogo lombardo ospita lo stile e il meglio del fashion system internazionale catalizzando la vita metropolitana della città. Un’occasione in cui anche la settima arte del cinema è stata protagonista, grazie alla quinta edizione
del Fashion Film Festival, rassegna ricca di ospiti, appuntamenti, anteprime e proiezioni dei 200 fashion film selezionati e realizzati per i più importanti brand di moda internazionali. La manifestazione, svoltasi presso Anteo Palazzo del Cinema, è stata inaugurata il 20 settembre con l’anteprima nazionale su invito del documentario di Ian Bonhôte e Peter Ettedgui, con le musiche del compositore Michael Nyman, dedicato
allo stilista Alexander McQueen, genio, provocatore e stilista iconoclasta che ha segnato la moda e lo stile tra gli anni ‘90 e i primi 2000. Una serata che ha unito cinema, jet set e arte per un documentario che sta ricevendo ottime critiche nei mercati internazionali e che arriverà prossimamente in Italia distribuito da I Wonder Pictures. Cinema e moda sono da sempre complementari tra loro e negli anni hanno dato vita a un binomio duraturo e a un sodalizio decisamente vincente: dagli abiti griffati da esibire sui red carpet di tutto il mondo, ai costumi impiegati nelle grandi produzioni in base alle location e al periodo di ambientazione del film, si tratta di un processo che parte dall’idea astratta del regista e che, attraverso la creazione materiale di un capo realizzato da uno stilista, culmina con un sapiente lavoro di ago e filo per mano di abili sarte. L’abito, tanto nei film quanto sulle passerelle, ha un ruolo fondamentale: deve trasmettere un’emozione e raccontare qualcosa. Emblematico, tra i capi che il cinema ha reso immortali, il tubino nero firmato Givenchy che Audrey Hepburn indossava in Colazione da Tiffany, icona della moda e del cinema. Se è vero che il cinema è da sempre un importante veicolo per la diffusione di mode e tendenze, oggi – nell’era moderna e crossmediale – è la moda stessa che si rivolge al cinema come medium per comunicare con un pubblico trasversale, attento e ricettivo. Sono sempre di più infatti le case di moda che ingaggiano premiati registi con la richiesta di realizzare spot o cortometraggi d’autore che descrivano a pieno l’essenza del loro brand e possano essere veicolati sul grande schermo del cinema. Numerosi sono i registi di fama internazionale che hanno messo la loro arte al servizio dei brand del settore del lusso per realizzare un cinema advertising di qualità e dirigere storytelling originali, coinvolgenti e accattivanti e ad alto impatto visivo ed emotivo. La scelta del cinema come medium per veicolare la luxury communication è indubbiamente strategica: gli spot proiettati nei cinema catturano l’attenzione dei consumatori e non possono essere ignorati nel buio e nel silenzio della sala. Sempre più spesso si tratta di veri e propri “fashion movie”, cortometraggi che uniscono la narrazione cinematografica classica dallo spiccato lato artistico e l’esaltazione di un marchio tipica degli spot pubblicitari. Si tratta di contenuti visivi di valore che portano avanti una tendenza iniziata anni fa e che si fa sempre più ricercata e apprezzata da committenti e pubblico, oltreché dai registi stessi che si prestano alla realizzazione di queste piccole opere d’arte. Il Premio Oscar Luca Guadagnino si è dedicato più volte questo tipo di contenuto audiovisivo, ricordiamo ad esempio lo spot One Plus One realizzato per Giorgio Armani. Ma potremmo citare moltissime altre pubblicità audiovisive di qualità firmate da nomi di prestigio del cinema e che hanno segnato questa tendenza, ricordiamo Lady Blue Shangai di David Lynch per Christian Dior, Odyssée de Cartier del 2012 per la regia di Bruno Aveillan, Castello Cavalcanti del 2013 diretto da Wes Anderson per Prada, lo spot Renault del 2014 realizzato da Matteo Garrone per l’edizione speciale della Clio personalizzata Costume National, o ancora lo spot del 2016 di Spike Jonze per Kenzo. Veri e propri “fashion movie” realizzati da chi fa cinema e destinati al cinema, finalizzati alla promozione di uno specifico brand del lusso, ma pervasi dall’allure tipico
del cinema d’autore.